17
Feb
2016
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Aver paura dei musei

Una polemica un po’ bislacca e un po’ incomprensibile è scoppiata perché a Predappio, paese natale di Benito Mussolini, si è tornati a parlare di trasformare la ex casa del fascio, un edificio meraviglioso che da anni versa in uno stato di penoso abbandono, in un museo. Niente di nostalgico, ovviamente, ma un centro di documentazione, studio e, magari, di divulgazione, per capire cosa è stato il fascismo in Italia.

E’ bastato usare la parola museo per far saltare su tutta la sinistra italiana: mai e poi mai un museo dedicato al fascismo. Come se i musei dovessero essere solo celebrativi. Come se Auschwitz non ci fosse un museo che fa capire a chi va lì cosa sia stato quell’orrore.

Il fascismo, in Italia, a più di settant’anni dalla sua caduta, rimane un argomento scivoloso. Condiziona ancora incredibilmente il dibattito pubblico, basti pensare che ci sono molti idioti che continuano a sostenere che quando c’era Mussolini i treni arrivavano in orario e tutta quella retorica sul non-era-poi-così-male che se fino a qualche decennio fa era confinata nei peggiori bar di provincia oggi è bellamente sdoganata in molte forze politiche.

Questo è dovuto anche al fatto che l’Italia è un paese incapace di fare i conti con la propria storia. Anziché affrontare i nodi e i problemi che hanno determinato guerre, persecuzioni e atrocità si preferisce rimuovere, non parlarne più. A differenza, ad esempio, di quello che ha fatto la Germania, le cui città sono disseminate di luoghi dove si può conoscere cos’è stato il nazismo e cosa bisogna fare per non ripetere quegli errori. Dimenticare è più facile, è più comodo.

Ma è dovuto soprattutto all’uso pubblico che della storia si fa.

Quando le istituzioni usano la storia, lo fanno quasi sempre per creare luoghi che celebrano, che mitizzano. Quasi mai per divulgare o per far riflettere. La storia è la scienza delle domande, più che delle risposte.

Se il museo del fascismo fosse fatto con criteri scientifici inoppugnabili ed un progetto museografico accattivante potrebbe anche succedere che uno dei tanti bischerotti che va a Predappio in camicia nera entri in un museo (forse per la prima volta in vita sua) convinto di vedere Mussolini che fa arrivare i treni in orario e se ne esca avendo (sicuramente per la prima volta in vita sua) imparato veramente qualcosa sul fascismo.

E’ a questo che serve un museo.

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