Bologna, il grande spettacolo di una domenica mattina in Piazza Maggiore
Sei un turista straniero e, grazie a un volo della Ryanair a prezzi stracciati, hai deciso di farti un week end a Bologna, una città di cui hai sentito parlare perché dicono che sia culturalmente vivace, con molte cose interessanti e dove si mangia benissimo.
Hai fatto un giro per il centro, accarezzato da un sole caldo, ma non aggressivo di inizio autunno, sotto un cielo di un azzurro terso e sincero che valorizza e fa splendere quelle meravigliose tonalità di rosso con le quali secoli di gusto architettonico hanno colorato la città.
A mezzogiorno arrivi in piazza Maggiore, magari per un aperitivo, prima di andarti a mangiare i tanto famosi tortellini o le tanto celebrate lasagne.
Di fronte all’ingresso di un palazzo molto bello ed importante, che supponi essere il Comune, c’è un po’ di casino. Un gruppo di giovani attivisti ha circondato, con megafoni e striscioni un gazebo con alcune bandiere, il tutto sotto lo sguardo di una decina di poliziotti. Capisci che sia qualcosa che ha che fare con la politica, d’altronde gli italiani sono uno dei pochi popoli europei che ancora si appassiona alla politica e per questo li hai sempre un po’ invidiati.
All’improvviso arriva, correndo e suonando trombe e tromboni, un gruppo di vecchietti. Qualcuno ha una divisa militare, qualcuno no, ma tutti hanno in testa un buffo cappello con delle piume. Suonano e corrono schivando biciclette e passeggini, corrono e suonano sfiorando il banchetto dove quelle altre buffe persone stanno continuando a litigare.
Quindi i vecchietti music-runner si spostano qualche metro avanti per suonare in santa pace, sotto le insegne di una fiera di abiti da sposa. Ma non possono farlo nemmeno lì, perché dall’altra parte della strada c’è un altro vecchietto, in canottiera, che tiene una chitarra a tracolla senza suonarla e spara a tutto volume delle bruttissime basi pre-registrate.
Allora si spostano più avanti, di fronte alla meravigliosa basilica che domina la piazza, di fronte alla quale è montato un palco che sembra a tutti gli effetti quello di un concerto rock, ma che porta l’effige della statua di un santo che benedice, paziente, quella bizzarra e affascinante accozzaglia di persone.
Di fronte al Comune quei tipi che non capisci bene che diavolo di problema politico abbiano, sono costretti a spostarsi perché stanno uscendo due sposi, seguiti da un corteo di parenti. Sono tutti, allo stesso tempo, rumorosi ed eleganti, raffinati e casinisti: solo gli italiani sanno esserlo.
E tu che sei un turista straniero che ha imparato ad amare l’Italia grazie anche ai film di Federico Fellini, sei immerso in uno sgangherato, soleggiato e spettacolare sogno barocco e non puoi fare a meno di innamorarti perdutamente e irrimediabilmente di questo posto.
Nessuna organizzazione culturale della città, e sì che a Bologna ce ne sono di validissime, avrebbe potuto allestire una pièce di questo livello, per giunta senza spendere un euro.
Perché a mettere d’accordo e ad organizzare in una perfetta e gioiosa armonia la Lega Nord, i centri sociali, la fanfara dei bersaglieri, Forza Italia, Beppe Maniglia, alcune coppie di sposi, l’Usb, turisti, commercianti, Curia, passanti e polizia poteva riuscirci solo quello spettacolare ritrovo di zingari, signori, mendicanti, politici, studiosi, bottegai, preti, puttane e musicisti che da secoli è Piazza Maggiore.