9
Ott
2015
0

Marino, o dell’uso dell’opinione pubblica da parte della politica

Una doverosa premessa: per giudicare un sindaco, io credo, bisogna vivere nella città che quel sindaco amministra. Non abitando a Roma non ho gli strumenti per dire se per due anni e mezzo Marino sia stato o non sia stato un buon sindaco o se sia stato giusto o meno costringerlo alle dimissioni Non m’interessa, qui, difenderlo o attaccarlo. M’interessa solo riflettere su come funzionano, o almeno come sono funzionati stavolta, i rapporti fra politica, amministrazione e opinione pubblica.

E’ sacrosanto che un partito, ad un certo punto, per svariati motivi, decida di sfiduciare un sindaco. Da quando (una ventina d’anni) il sindaco è eletto direttamente dai cittadini, questa opzione è diventata molto rara e vi si ricorre solo quando ci sono motivi piuttosto pesanti. Perché la conseguenza è che arriva un commissario prefettizio e che le successive elezioni saranno, per forza di cose, condizionate dal casino che si è combinato.

Marino, in due anni è mezzo, si è fatto molti nemici. Ma non è stato (secondo quanto ho letto, mi hanno raccontato gli amici romani, ho visto nelle mie sporadiche frequentazioni della Capitale) un sindaco immobile. Ha fatto delle cose. Parecchie cose. Che come sempre (succede ad ogni sindaco) suscitano dibattiti, toccano interessi, rendite di posizione e comodità personali. Aggravate dal fatto che Roma è forse la città più maledettamente complicata da amministrare di tutta l’Europa, per un sacco di ragioni che non sto qui a spiegare.

Il Pd avrebbe potuto, avrebbe dovuto dire: “le politiche di Marino non ci vanno più bene, si faccia da parte”.  Spiegandolo. Invece ha preferito ingaggiare una guerra di logoramento, finché non ha trovato un casus belli da poter cavalcare e sul quale fomentare l’opinione pubblica, come alcune migliaia di euro spese in rappresentanza.

Io non voglio entrare nel merito se queste spese siano o meno legittime o giuste.

Ma licenziare un sindaco (che, bene o male, ha attraversato ‘mafia capitale’, ha gestito una situazione ai limiti dell’irreale in mezzo ad un miliardo di problemi e polemiche di varia natura) facendo finta di credere e facendolo credere all’opinione pubblica che il motivo è una cena scroccata, non solo è assurdo, ma è un suicidio politico.

Se il prossimo sindaco di Roma sarà del Movimento 5 Stelle, il centrosinistra di Roma  (Pd, ma anche Sel) saprà a chi dare la colpa.

Se non si ha la forza politica di licenziare un sindaco con le ragioni della politica e si scelgono scorciatoie ‘grilline’, aizzando l’opinione pubblica su temi dai quali ormai anche il Movimento 5 Stelle si è evoluto (e lo si fa quando peraltro si hanno in altre zone d’Italia sindaci e governatori sotto inchiesta per faccende ben più gravi) sarà bene non stupirsi quando gli elettori sceglieranno l’originale.

0

Leave a Reply