Mamma, c’è un vecchietto in strada che suona
Che bello quello che suona, e quel suono che fa quello strumento che sta suonando. Il violoncello, credo che si chiami, ma non ne sono sicuro. Ma dov’è che sta suonando? In strada. forse. Ci sono dei disegni dietro di lui, c’è Topolino! E’ strano, è buffo. Intorno sta succedendo qualcosa: dei lavori stradali, mi sembra, o qualcosa di simile. Forse stanno costruendo qualcosa. O forse lo stanno buttando giù, boh. O forse è solo la scenografia di questo spettacolo che sta facendo, magari quel vecchietto è un grande musicista e questa è solo una sua esibizione. Ma non ha quella faccia incavolata dei grandi direttori d’orchestra, no, lui sorride. Forse non è abbastanza bravo per pretendere di incavolarsi in un teatro o forse è talmente bravo che può permettersi di sorridere suonando. E suonare sopra una brutta sedia, vecchia. Ma lui è contento e tutti si divertono intorno a lui. E’ una gioia quello che sta suonando, è libertà, è un branco di farfalle che volano. Suonare è difficile, le scale a me non vengono ancora tanto bene. A lui viene tutto facile come a quelli bravi, come a me quando sto giocando, con i miei giocattoli e con i miei sogni.
Mi piace, insomma, quel vecchietto e mi piace come suona. Vorrei anche io riuscire un giorno, a comunicare, con qualche mezzo, quei sentimenti di pace, di libertà di allegria. Di felicità collettiva, di
splendore.
Magari quando sono grande capirò. Intendo dire, capirò quello sta succedendo lì intorno.
Adesso un po’ ci spero, ma da grande saprò che non diventerò mai un bravo (e neanche un bravino…) musicista, ma farò qualcos’altro, magari che avrà sempre a che fare con la quotidiana sorpresa di comunicare qualcosa agli altri. Un mestiere che ti permette anche di incontrare delle persone importanti.
Da grande, mi capiterà di incontrare quel vecchietto, di parlarci, di restituirgli quel sorriso. Di farfugliargli qualcosa in inglese, quasi con le lacrime agli occhi. Tipo, ”Signor Mstislav Rostropovich, maestro, lei è stato un grandissimo musicista, ha suonato nei più importanti teatri del mondo, ma per me, il suo concerto più bello è stato quello di fronte al muro di Berlino che stava crollando, nel novembre 1989. Io avevo dieci anni e non capivo quello che stava accadendo. Ma la pace fra gli uomini, la tolleranza, la libertà, la fratellanza, sono tutti concetti che io prima ho compreso dalla sua musica, poi ho studiato sui libri e sono diventati parte di me. Ma anche il suo violoncello è una parte di me, di quello che sono e che per sempre sarò”.
Oddio, forse non riuscirò a dirgli proprio così. Ma è quello che proverò a dirgli. Lui mi sorriderà, mi stringerà la mano, mi guarderà con quegli occhi un po’ tristi di chi sa che sta per morire, un po’ felici per tutto quello che hanno fatto e che hanno visto, e mi sorriderà, per la seconda volta.
E sarà una delle emozioni più belle della mia vita.