E’ Beppe Maniglia il problema di Bologna? Sì, in un certo senso
(Breve spiegazione per i non bolognesi): Beppe Maniglia è un bizzarro signore di 71 anni che ha avuto una certa notorietà televisiva in passato quando gonfiava le borse dell’acqua calda fino a farle scoppiare. Da 35 anni si esibisce nei fine settimana in piazza Maggiore, suonando la chitarra con un sound system da 10mila watt montato sulla sua Harley Davidson.
Beppe Maniglia, ovviamente, non è un problema della città. Ma chi lo considera un simbolo di Bologna sì.
C’è stata una certa indignazione per questa multa, dovuta soprattutto al fatto che la sua smodata amplificazione, soprattutto nei giorni in cui le vie centrali di Bologna sono pedonalizzate, di fatto impedisce a qualunque altro musicista di strada nel raggio di 500 metri di suonare. Le regole, quando sono giuste, servono per difendere i più deboli, quella di Beppe Maniglia è una prepotenza che l’autorità pubblica ha il dovere di sanzionare.
Se io andassi in una via del centro con un’amplificazione di quel tipo, mi porterebbero via dopo 5 minuti. Non è solo una questione di disturbo alla quiete pubblica: e lo dice uno che sul disturbo alla quiete pubblica con la musica ha anche una certa esperienza personale.
Ma c’è stata soprattutto una sollevazione di persone che hanno detto: nessuno tocchi Beppe Maniglia, che è un simbolo della città (in linea di massima sono gli stessi che non vogliono che d’estate si facciano i concerti all’aperto). Sono le persone che per abitudine, per pigrizia o per paura, si sono convinte che Beppe Maniglia sia un grande musicista e gli altri busker che popolano la piazza nei fine settimana degli sfigati drogati.
In realtà ogni altro musicista di strada che suona in centro a Bologna è molto più bravo ed interessante di Beppe Maniglia, che suona una chitarra elettrica, sopra orrende basi preregistrate. E il fatto che centinaia di persone si fermino ad ascoltarlo a me pare già un primo problema da risolvere: una città che si fregia del titolo di ‘Creativa della musica dell’Unesco’, dove Abbado ha fatto nascere l’orchestra Mozart, dove sono passati Dalla, Guccini e tanti altri è un segnale inquietante sulla cultura musicale della gente.
Ma non voglio fare lo snob: il bello della musica di strada è proprio la patchanka: tanti generi, tanti stili, qualcuno più bravo, qualcuno meno. C’è posto per tutti: a patto, però, che nessuno usi la sua prepotenza di decibel per sovrastrare e non far suonare gli altri.
Quindi, diciamolo una volta per tutte, Beppe Maniglia non è e non deve essere un simbolo di Bologna. E’ soltanto un simbolo di prepotenza, arroganza, sciatteria e cattiva musica. Tutto quello, ovvero, che Bologna non deve essere nell’immagine che deve dare ai suoi cittadini e a chi arriva da fuori.
Detto questo sulle strade di Bologna deve esserci posto anche per Beppe Maniglia. Così i nostalgici della inesistente ‘Bologna che fu’ potranno ascoltarlo. Ma alle stese condizioni degli altri, così, magari, quegli stessi nostalgici, non più rincoglioniti dai decibel e dai pregiudizi, potranno anche rendersi conto che a 50 metri ci sono tre ragazzini che fanno musica infinitamente migliore.
A quel punto, se qualcuno vorrà cacciare Beppe Maniglia (come qualunque altro musicista di strada) io andrò ad incatenarmi con lui, per difendere il suo spazio in cui fare la sua pessima musica.