Il paradigma delle scale mobili
O, per meglio dire, come si sta sulle scale mobili è un paradigma del bene comune.
All’estero capita spesso di vedere, anche nelle ore di punta quando sono affollatissime, chi le prende stare perfettamente in fila, allineato sulla destra. In Italia, non di rado, ci si mette invece un po’ dove capita, producendo un’informe ammucchiata.
E per questo che il come si usano le scale mobili è un paradigma del bene comune. Mettendomi in fila, allineato a destra, io decido consapevolmente di rallentare la mia marcia perdendo alcuni secondi del mio tempo per permettere alle persone che hanno fretta di camminare sorpassando la fila.
Lo faccio, però, con la fiducia nel sistema nel suo complesso: quando io avrò fretta, so che avrò la possibilità di camminare velocemente per le scale mobili sorpassando la fila di chi non ha urgenza, voglia o energia per farlo, ma che rispetta la mia, standosene placidamente allineato sulla destra.
Non rispettare questa regola rovescia il paradigma del bene comune: non accetto, cioè, che la mia marcia subisca un ritardo di pochi secondi, mi metto dove capita e me ne sbatto se qualcuno ha fretta. Pensando di non aver fatto niente di male e non considerando il fatto che per colpa mia ci saranno persone che avranno perso dei treni o delle occasioni.
Il bene comune, come le scale mobili, è un reciproco scambio di beni. In questo caso il bene è il tempo: ne cedo un po’ alla collettività quando non ne ho bisogno perché so che la collettività me lo restituirà quando mi serve. Se non lo faccio la collettività mi sanzionerà invitandomi a spostarmi sulla destra. Se, però, come me, non lo fa la maggioranza delle persone io non avrò sanzioni (in questo caso solo morali) ma nemmeno un vantaggio, un beneficio, una possibilità di farcela quando starò facendo tardi ad un appuntamento, starò perdendo un treno o vorrò arrivare presto a casa per dare un bacio alla persona a cui voglio bene.